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GRAMMATICA DELL’ITALIANO


          1. IL SOSTANTIVO
          2. L’ARTICOLO
          3. L'AGGETTIVO
          4. L’AVVERBIO
          5. I GRADI DI COMPARAZIONE
          6. IL PRONOME
                  6.1 Pronome personale
                             6.1.1 Forme toniche del pronome personale
                                     - come soggetto
                                     - come complemento
                              6.1.2 Forme atone del pronome personale
                                      - il posto delle forme atone del pronome personale
                                      - la combinazione dei pronomi personali
                              6.1.3 Ci e ne
                    6.2 Pronome e aggettivo possessivo
                              6.2.1 L’uso del pronome possessivo
                                        - l’uso dell’articolo
                                        - l’uso del possessivo senza l’articolo
                                        - l’uso obbligatorio dell’articolo con il plurale
                    6.3 Pronome e aggettivo dimostrativo
                    6.4 Pronome e aggettivo indefinito
                              6.4.1 uso di tutto
                              6.4.2 uso di qualche
                              6.4.3 uso di ogni
                              6.4.4 uso di alcuno
                    6.5 Pronome relativo
                              6.5.1 uso di che
                              6.5.2 uso di cui
                              6.5.3 uso di il quale
                              6.5.4 uso di il che
                      6.6 Pronome interrogativo
           7. IL VERBO
                     7.1 Il presente
                     7.2 Tempi composti e ausiliare
                              7.2.1 uso dell’ausiliare avere
                              7.2.2 uso dell’ausiliare essere
                              7.2.3 uso dell’ausiliare essere of avere
                              7.2.4 il participio passato e l’ausiliare
                     7.3 Il passato prossimo
                     7.4 Il passato remoto
                              7.4.1 uso del passato prossimo e del passato remoto
                     7.5 L’imperfetto
                              7.5.1 uso dellimperfetto
                     7.6 Il futuro
                              7.6.1 uso del futuro
                     7.7 Il condizionale
                              7.7.1 il condizionale semplice
                              7.7.2 il condizionale passato/composto
                     7.8 L’imperativo
                     7.9 Il congiuntivo
                              7.9.1 uso del congiuntivo
                                        7.9.1.1. uso del congiuntivo: desiderabile
                                        7.9.1.2. uso del congiuntivo: quasi obbigatorio
                                        7.9.1.3. uso del congiuntivo: obbligatorio
                     7.10 Gerundio
                              7.10.1 Stare + gerundio
                              7.10.2 Stare per + infinito semplice
                     7.11 Verbo pronominale e riflessivo
                     7.12 Costruzione con si
                              7.12.1 l’uso della costruzione con si
                              7.12.2 il posto di si
           8. LA PREPOSIZIONE
           9. IL SUFFISSO
           10. Il TRONCAMENTO DELLE PAROLE
           11. LA STRUTTURA DELLA FRASE
                     11.1 Frase affermativa
                     11.2 Frase interrogativa
                     11.3 Frase negativa
           12. PERCHÉ, SICCOME, POICHÉ
           13. SE E QUANDO
           14. I NUMERALI
                     14.1 Numeri cardinali
                     14.2 Numeri ordinali
           15. LA CORRISPONDENZA

 

1. Il SOSTANTIVO

I sostantivi italiani possono essere o maschili o femminili. I sostantivi che terminano in -o sono generalmente maschili, mentre quelli che terminano in -a sono in genere femminili.

I sostantivi che terminano in -e possono essere maschili o femminili.

I sostantivi maschili che terminano in -o al plurale prendono -i. Dunque:

  • tavolo - tavoli

I sostantivi femminili che terminano in -a al plurale finiscono in -e:

  • macchina - macchine

I sostantivi che al singolare terminano in -e al plurale prendono -i

  • mese (m.) - mesi
  • stazione (f.) - stazioni

 

2. L’ARTICOLO

La lingua italiana possiede articoli maschili e articoli femminili. La forma dell’articolo viene determinata dal genere del sostantivo e dalla lettera secondo cui il sostantivo inizia. Dunque:

 articolo        singolare         plurale              dinanzi a quale lettera?            esempio

 

maschile       il                        i                       dinanzi a consonante              il treno, i treni

                        l’                     gli                      dinanzi a vocali                         l’angolo, gli angoli            

                        lo                    gli                      dinanzi a z, ps, gn e s + consonante

                                                                                                                              lo zio, gli zii

lo straniero, gli stranieri

femminile       la                     le                     dinanzi a consonante               la ragazza, le ragazze

                          l’                     le                      dinanzi a vocale                        l’amica, le amiche

 

Gli articoli indeterminativi (art.ind.) hanno le seguenti forme:

art.ind.            singolare        plurale            dinanzi a quale lettera?          esempio

 

maschile         un                   -                       dinanzi a consonante             un treno

                         un                    -                      dinanzi a vocale                       un angolo

                         uno                  -                      dinanzi a z, ps, gn e                 uno zio, uno straniero

                                                                          s + consonante

femminile       una                  -                      dinanzi a consonante             una ragazza

                         un’                    -                      dinanzi a vocale                      un’amica

 

3. L’AGGETTIVO

Gli aggettivi in italiano possono essere maschili o femminili, singolari o plurali, secondo il genere e il numero del sostantivo con cui si accompagnano.

 Gli aggettivi in -o hanno la forma femminile in -a, mentre nel plurale terminano in -i/-e

  • formaggio italiano
  • ragazza italiana
  • formaggi italiani
  • ragazze italiane

aggettivi in -e possono essere usati con sostantivi maschili o femminili. Al plurale prendono una -i

  • formaggio olandese/inglese/francese
  • ragazza olandese/inglese/francese
  • formaggi olandesi/inglesi/francesi
  • ragazze olandesi/inglesi/francesi

In italiano l’aggettivo in genere segue il sostantivo

  • una giacca verde
  • la cucina italiana

soltanto alcuni aggettivi molto frequenti, come

bello-brutto             grande-piccolo    buono-bravo 

vecchio-giovane     lungo-breve

possono precedere il sostantivo.

Questi aggettivi frequenti posssono essere anche messi dopo il sostantivo per dare maggior rilievo all’ informazione:

  • una bella casa
  • una casa bella      

 

4. L’AVVERBIO

Gli avverbi vengono formati generalmente aggiungendo il suffisso -mente alla forma femminile dell’aggettivo.

Gli aggettivi che finiscono in -le o -re diventando avverbi con l’aggiunta del suffsso, perdono la -e:

  • nervoso - nervosamente
  • fedele - fedelmente

Alcuni avverbi assumono una forma speciale o rimangono uguali alla forma dell’aggettivo:

  • buono - bene
  • cattivo - male
  • piano - piano
  • poco - poco

 

5. I GRADI DI COMPARAZIONE

Per la comparazione si usano in italiano forme del tipo come o quanto:

  • è alto come me
  • è ricco quanto suo fratello

Il grado comparativo viene formato mettendo dinanzi all’aggettivo la forma più. Per esempio:

  • è più intelligente di suo fratello
  • Roma è più bella di Milano

Se due oggetti, o entità, non vengono comparate in base ad una loro qualità o caratteristica, ma come due parole appartenenti alla stessa categoria grammaticale, allora per la comparazione si usa la forma che:

  • ci sono più donne che uomini
  • è più ambizioso che intelligente

Anche dinanzi ad una preposizione viene usata la forma che:

  • nel nord Europa piove più che in Italia

In italiano il “comparativo di minoranza” si forma usando la forma meno dinanzi all’aggettivo:

  • parla meno veloce di sua moglie

Per la forma meno valgono le stesse regole che per la forma più.

Il grado superlativo viene formato mettendo l’articolo dinanzi al comparativo di maggioranza o di minoranza:

  • è il più ricco di tutti
  • è il meno ricco di tutti

Per indicare il massimo di qualcosa, in italiano si può usare il superlativo assoluto:

  • aggiungendo la forma -issimo all’aggettivo, o
  • aggiungendo la forma molto, o
  • inserendo un avverbio dinanzi all’aggettivo
    • Palermo è una città bellissima
    • ho preparato un piatto molto buono

Alcuni aggettivi, accanto alla loro forma regolare, hanno fome irregolari per esprimere il grado di comparazione:

buono

migliore

  il migliore

  ottimo

cattivo

peggiore

  il peggiore

  pessimo

grande

maggiore

  il massimo

 

piccolo

minore

  il minimo

 

Per esempio:

questa è una buona soluzione          questa è una migliore soluzione

questa è la migliore soluzione          questa è un’ottima soluzione

un cattivo risultato                              un peggiore risultato

il peggiore risultato                             un pessimo risultato

un grande esperto                               il maggiore esperto               il massimo esperto

un piccolo difetto                                il difetto minore                      il minimo difetto

 

6. IL PRONOME

6.1 Il pronome personale
6.1.1 Forme toniche del pronome personale

soggetto              oggetto              complemento di termine (dopo una preposizione)

io

       me

        a me

tu

       te

        a te

lui

       lui

        a lui

lei

       lei

        a lei

Lei

       Lei

        a Lei

noi

       noi

        a noi

voi

       voi

        a voi

loro

       loro

        a loro

 

       sé

        a sé

Uso del pronome personale tonico come soggetto

I pronomi personali soggetto precedono il verbo.

Ma se non si vuole sottolineare la presenza del soggetto allora il pronome in italiano si tralascia perché dalla forma del verbo si può capire di quale persona si tratta.

  • vado in Olanda
  • parto per il Belgio

ma

  • io vado in Olanda e lei in Belgio

Il pronome soggetto, infatti, si usa quando si contrappone a un’altra persona o quando il soggetto riceve un accento speciale.

Uso della forma tonica del pronome personale senza la funzione di soggetto

Il pronome personale tonico che non ha la funzione di soggetto può essere usato nella funzione di oggetto o, dopo una preposizione, come complemento. In questo caso, la prima e la seconda persona singolare cambiano rispettivamente in me e te:

  • amo te e non Maria
  • ha aiutato solo me
  • ho parlato di te
  • ti piace la birra? - a me sì

6.1.2  Le forme atone del pronome personale

complemento oggetto      complemento di termine

mi                                           mi

ti                                             ti

lo                                            gli

la                                            le

La                                           Le

ci                                            ci

vi                                            vi

li                                             gli

le

Esempio dell’uso di queste forme:

  • l’ho visto ieri
  • gli ho regalato un vocabolario

Il posto delle forme atone del pronome personale

I pronomi personali atoni in genere precedono il verbo:

  • lo vedo
  • non mi capisce
  • mi ha visto
  • che cosa le hai detto?

I pronomi personali atoni seguono invece il verbo se esso è

·        all’infinito:

  • desidero vederlo
  • penso di scrivergli

·        al gerundio:

  • sentendolo parlare ho capito che era un meridionale

·        all’imperativo (tranne che per la forma Lei):

  • chiamalo!
  • dagli i soldi!  ma:
  • lo chiami! (forma di cortesia)

Le forme atone possono precedere o seguire

·        l’imperativo negativo nella seconda persona singolare

  • non lo chiamare! – non chiamarlo!
  • non gli dare i soldi! – non dargli i soldi!

·        i verbi modali volere, dovere, potere, sapere

  • lo posso chiamare – posso chiamarlo
  • gli devo dare dei soldi – devo dargli dei soldi
  • l’ho dovuto invitare – ho dovuto invitarlo
  • non l’ho saputo tradurre – non ho saputo tradurlo

La combinazione dei pronomi personali

I pronomi atoni in funzione di complemento di termine o di oggettto possono essere combinati tra di loro.

Il pronome con funzione di complemento di temine precede in questo caso  quello che ha funzione di oggetto.

Se combinati, i pronomi con funzione di complemento di termine mi, ti, ci, vi cambiano in me, te, ce, ve mentre gli e le cambiano in glie-.

Ecco la tabella delle combinazioni:

 

lo

la

li

le

mi

me lo

me la

me li

me le

ti

te lo

te la

te li

te le

gli

glielo

gliela

glieli

gliele

le

glielo

gliela

glieli

gliele

Le

glielo

gliela

glieli

gliele

ci

ce lo

ce la

ce li

ce le

vi

ve lo

ve la

ve li

ve le

gli

glielo

gliela

glieli

gliele

loro

glielo

gliela

glieli

gliele

Quindi:

 

 

  • ve lo spiego io
  • me lo presti?
  • diglielo tu!

6.1.3 Ci e ne

La particella ci

La particella ci si usa per sostituire una parte della frase che comincia con la a  (in genere si tratta di complementi di luogo):

  • quando vai a Roma? ci vado fra quindici giorni
  • chi di noi pensa ai biglietti per il concerto? ci penso io

La particella ne

La particella ne si usa per sostituire una parte di frase che comincia con di:

  • parla sempre di calcio, ma io non ne parlo mai (di calcio)
  • vorrei dieci arance, anzi, ne vorrei cinque (di queste arance)
  • mi hanno dato da tradurre un romanzo, e già ne ho tradotto dieci pagine (di questo romanzo)
  • parla sempre di calcio, ma io non ne parlo mai (di calcio)
  • vorrei dieci arance, anzi, ne vorrei cinque (di queste arance)
  • mi hanno dato da tradurre un romanzo, e già ne ho tradotto dieci pagine (di questo romanzo)

6.2 Il pronome e l’aggettivo possessivo

I pronomi e gli aggettivi possessivi si regolano secondo il genere e il numero del sostantivo a cui appartengono. Soltanto loro rimane invariabile:

                                   maschile       maschile           femminile          femminile

                                   singolare       plurale              singolare            plurale

       1a.persona

            singolare       mio              miei                     mia                    mie                                                                        

       2a.persona

            singolare       tuo                tuoi                     tua                      tue

         3a.persona        

             singolare      suo/Suo      suoi/Suoi            sua/Sua            sue/Sue

         1a.persona

             plurale         nostro           nostri                  nostra                nostre

         2a.persona

             plurale         vostro           vostri                  vostra                 vostre

         3a.persona

             plurale         loro                loro                     loro                     loro

 

 

6.2.1 Uso del pronome possessivo

Uso dell’articolo

Dinanzi al pronome possessivo si usa in genere l’articolo:

  • la mia casa
  • le tue scarpe

Con il pronome possessivo loro l’articolo è obbligatorio:

  • la loro casa

Non si usa l’articolo:

dinanzi all’aggettivo possessivo se questo accompagna forme singolari di sostantivi che indicano rapporto di parentela, come:

madre, padre, figlia, figlio, sorella, fratello, zia, zio, cognata, cognato,
moglie, marito, nuora, genero, suocera, suocero, cugina, cugino, nipote

 per esempio:

  • mio fratello
  • mia nuora

Attenzione, con il pronome possessivo loro l’uso dell’articolo diviene nuovamente obbligatorio, anche con i suddetti sostantivi di parentela:

  • il loro fratello

In alcune regioni italiane, l’uso dell’articolo è frequente anche con i nomi di parentela, se accompagnati da un nome proprio:

  • la mia figlia Maria

L’uso dell’articolo in italiano è invece obbligatorio

se i nomi di parentela sono al plurale o se sono accompagnati da un aggettivo:

  • i miei fratelli
  • i miei cugini
  • i miei suoceri
  • il mio vecchio padre

L’uso dell’articolo è obbligatorio con sostantivi che non esprimono stretto rapporto di parentela (matrigna, fidanzata, suocera)o dinanzi a un nomignolo o diminutivo (babbo, fratellino, sorellina, nipotina, figliola ecc.) o sostantivi che non sono denominazione ufficiale (sposa):

  • la mia matrigna
  • la mia fidanzata
  • il mio partner
  • la mia sposa
  • il mio babbo
  • il mio fratellino
  • la mia sorellina
  • la mia nipotina
  • la mia figliola

6.3  Il pronome e aggettivo dimostrativo

I pronomi questo e quello esprimono rispettivamente vicinanza o lontananza. I pronomi dimostrativi possono avere la funzione di aggettivo o sostantivo e usati come tali:

Uso sostantivale

vicinanza                   singolare     plurale

              maschile      questo          questi

              femminile    questa          queste

lontananza                singolare     plurale

             maschile       quello           quelli

             femminile     quella           quelle

 

 

Per esempio:

  • è questa, la tua macchina? no, la mia è quella là
  • qual è la tua macchina? quella rossa

Uso aggettivale

Se il pronome dimostrativo viene usato in combinazione con un sostantivo, e dunque come aggettivo, allora si comporta come un articolo determinativo.

 

 

 

Il pronome dimostrativo con valore aggettivale viene usato in combinazione con un sostantivo e si comporta come un articolo determinativo.

questo

 

singolare

 

plurale

 

     dinanzi a quale lettera?

 

esempio

maschile

 

questo

 

questi

 

     dinanzi a consonante

 

questo libro
questi libri

 

 

quest’

 

questi

 

     dinanzi a vocale

 

quest’anno
questi anni

femminile

 

questa

 

queste

 

 

 

questa giacca
queste giacche

quello

 

singolare

 

plurale

 

     dinanzi a quale lettera?

 

esempio

maschile

 

quel

 

quei

 

     dinanzi a consonante

 

quel quadro
quei quadri

 

 

quell'

 

quegli

 

     dinanzi a vocale

 

quell’olandese
quegli olandesi

 

 

quello

 

quegli

 

     dinanzi a  z, ps, gn e s + consonante

 

quello zio
quegli zii
quello straniero
quegli stranieri

femminile

 

quella

 

quelle

 

     dinanzi a consonante

 

quella belga
quelle belghe

 

 

quell'

 

quelle

 

     dinanzi a vocale

 

quell’amica
quelle amiche

6.4 Il pronome e aggettivo indefinito

Molti pronomi indefiniti, per esempio molto, poco, troppo, tanto, quanto, si accordano in genere e numero con il sostantivo a cui appartengono:

  • ho molta fretta
  • ho pochi soldi
  • ha troppi libri
  • non ho tanti soldi
  • quanta fame hai?

Se queste parole vengono usate come avverbio, allora rimangono invariabili:

  • gli spaghetti mi piacciono molto

6.4.1 L’uso di tutto
Se tutto viene usato come aggettivo, allora va inserito l’articolo dinanzi al sostantivo:

  • ho mangiato tutti i panini
  • ho lavorato tutto il tempo

6.4.2 L’uso di qualche
Il pronome indefinito qualche è invariabile. Dopo qualche viene sempre un sostantivo singolare:

  • ho comprato qualche libro
  • ho qualche perplessità

6.4.3 L’uso di ogni
Anche ogni è invariabile e viene seguito sempre da un sostantivo al singolare:

  • ci vado ogni giorno
  • ogni proposta va bene

6.4.4 L’uso di alcuno
Il pronome indefinito alcuno può essere usato anche al plurale:

  • ho comprato alcuni libri
  • alla festa ci saranno alcune amiche

6.5 Il pronome relativo

6.5.1 L’uso di che
Il pronome relativo che è invariabile, rinvia a persone o cose e può avere la funzione di  soggetto o di complemento oggetto:

  • la signora che ti voleva parlare, è andata via
  • la signora che ho visto ieri, oggi non c’è

6.5.2 L’uso di cui
Preceduto da preposizione il pronome cui viene usato per rinviare a q.no o q.sa:

  • la signora di cui ti parlavo, oggi non c’è

6.5.3 L’uso di il quale
Il quale si può usare anche in testi formali.
Il quale può avere la funzione di soggetto o di oggetto e può essere preceduto da preposizione. Si accorda in genere e numero con la parola a cui riferisce:

  • il mio vicino ha una colf la quale è una extracomunitaria clandestina
  • le leggi alle quali si riferisce l’articolo, non sono ancora entrate in vigore

6.5.4 L’uso di il che

Il che viene usato per riferire alla precedente frase:

  • la chiamava ogni momento, il che le piaceva molto

6.6  Il pronome interrogativo
I pronomi interrogativi sono:
chi?, che cosa?, che?, cosa?, quale?, come?, dove?

Chi?
Chi viene usato per indicare una persona:

  • chi ti ha telefonato?
  • a chi hai telefonato?

Che cosa?, cosa?, che?
Che cosa, cosa o che si usano per indicare una cosa, un fatto. Non c’è alcuna differenza tra i tre pronomi. Che cosa è la forma più completa:

  • che cosa ha detto?
  • che fai?
  • cosa gli scrivi?
  • a che pensi?

Quale?
Quale viene usato per indicare persone o cose:

  • quale amico hai invitato?
  • a quale persona hai dato le chiavi?
  • quale libro ti è piaciuto di più?
  • di quale problema avete parlato?

Come?
Come significa “in quale modo”:

  • come vai alla stazione?
  • come ti chiami?

Dove?
Dove significa “in quale posto”:

  • dove hai messo il passaporto?
  • dove vai?

 

7. IL VERBO

Per la coniugazione dei verbi regolari e irregolari clicca sul bottone Coniugatore Verbi.

7.1 Il presente

Ci sono quattro gruppi di verbi regolari di cui due finiscono in -ire

 

 

- are

 

- ere

 

- ire

 

- ire

 

 

amare

 

credere

 

partire

 

preferire

(io)

 

amo

 

credo

 

parto

 

preferisco

(tu)

 

ami

 

credi

 

parti

 

preferisci

(lui, lei, Lei)

 

ama

 

crede

 

parte

 

preferisce

(noi)

 

amiamo

 

crediamo

 

partiamo

 

preferiamo

(voi)

 

amate

 

credete

 

partite

 

preferite

(loro)

 

amano

 

credono

 

partono

 

preferiscono


7.2 Tempi composti e ausiliare

I tempi composti vengono formati con l’uso di un (verbo) ausiliare: avere o essere e in alcuni casi con l’uso del verbo venire.

7.2.1 Uso dell’ausiliare avere
I verbi transitivi vengono sempre coniugati con il verbo avere.

  • Ho abbrustolito una fetta di pane

Avere può essere usato anche con verbi intransitivi.

  • Maria ha abortito

7.2.2 Uso dell’ausiliare essere

L’ausiliare essere viene usato soprattutto con verbi di movimento:

  • Maria è caduta dalle scale

Con i verbi riflessivi si usa esclusivamente l’ausiliare essere:

Maria si è sbagliata

7.2.3 Uso dell’ausiliare essere o avere
Alcuni verbi possono essere coniugati indifferentemente con l’ausiliare avere o l’ausiliare essere, in particolare se tali verbi esprimono le condizioni del tempo:

  • ha nevicato
  • è nevicato
  • ha piovuto
  • è piovuto
  • ha vissuto a Roma
  • è vissuto a Roma

Alcuni verbi vengono coniugati con essere se sono intransitivi e con avere se sono transitivi:

  • la lezione è cominciata
  • Marcello ha cominciato un nuovo quadro

7.2.4 Il participio passato e l’ausiliare

Il participio passato rimane invariato se usato con avere.

Se i tempi composti vengono coniugati con essere, allora il participio passsato si accorda in genere e nummero col soggetto:

  • i ragazzi hanno già mangiato
  • i ragazzi sono usciti
  • le mie amiche non sono ancora arrivate
  • la ragazza si è sbagliata

Se dinanzi all’ausiliare avere si trova un pronome personale con la funzione di oggetto allora il participio passato si accorda in  genere e numero con il complemento oggetto:

  • la segretaria, l’ho vista ieri
  • non li ho visti

7.3 Il passato prossimo

Il passato prossimo è un tempo composto. Viene formato dall’ausiliare e il participio passato. Il participio passato si forma nel modo seguente:

-are

 

-ere

 

-ire

 

-ire

amare

 

credere

 

partire

 

preferire

amato

 

creduto

 

partito

 

preferito


Il participio passato può essere usato come un aggettivo. Valgono allora le stesse regole che si applicano per l’aggettivo:

  • pane cotto
  • pasta cotta

7.4 Il passato remoto

Le forme regolari del passato remoto sono le seguenti:

 

 

-are

 

-ere

 

-ire

 

 

amare

 

credere

 

partire

(io)

 

amai

 

credei/credetti

 

partii

(tu)

 

amasti

 

credesti

 

partisti

(lui, lei, Lei)

 

amò

 

credé/credette

 

partì

(noi)

 

amammo

 

credemmo

 

partimmo

(voi)

 

amaste

 

credeste

 

partiste

(loro)

 

amarono

 

crederono/credettero

 

partirono


7.4.1 L'uso del passato prossimo e del passato remoto
Il passato prossimo e il passato remoto indicano che l’evento, il fatto, ha avuto luogo e si è concluso nel passato.

Il passato prossimo si può usare sempre indipendentemente dal fatto che si parli di un evento, di qualcosa che si sia verificato di recente o molto tempo fa.

Il passato remoto indica invece che un evento, un fatto si è verificato molto tempo fa e si è definitivamente concluso.

Nella lingua parlata si usa più frequentemente il passato prossimo.

Per esempio:

  • sono andato alla stazione e ho incontrato Paolo
  • quel giorno andai alla stazione e incontrai Paolo

7.5. L’imperfetto

L'imperfetto viene formato nel seguente modo:

 

 

-are

 

-ere

 

-ire

 

 

amare

 

credere

 

 partire

(io)

 

amavo

 

credevo

 

partivo

(tu)

 

amavi

 

credevi

 

partivi

(lui, lei, Lei)

 

amava

 

credeva

 

partiva

(noi)

 

amavamo

 

credevamo

 

partivamo

(voi)

 

amavate

 

credevate

 

partivate

(loro)

 

amavano

 

credevano

 

partivano


7.5.1 L´uso dell´imperfetto
L’imperfetto indica una situazione o un’azione che viene vista in svolgimento nel passato:

  • era una bella giornata ieri
  • Dario giocava e io leggevo
  • andavo alla stazione quando ho incontrato Paolo (stavo cioè andando alla stazione ...)

7.6 Il futuro

 

 

-are

 

-ere

 

-ire

 

 

amare

 

credere

 

partire

(io)

 

amerò

 

crederò

 

partirò

(tu)

 

amerai

 

crederai

 

partirai

(lui, lei, Lei)

 

amerà

 

crederà

 

partirà

(noi)

 

ameremo

 

crederemo

 

partiremo

(voi)

 

amerete

 

crederete

 

partirete

(loro)

 

ameranno

 

crederanno

 

partiranno


7.6.1 L´uso del futuro
Il futuro viene usato per indicare che q.sa si verificherà probabilmente nel futuro.

Per eventi che si verificheranno nell´immediato futuro si usa in genere il tempo presente:

  • che succederà nel nuovo anno?
  • che fai domani?

Il futuro può essere usato anche per esprimere una supposizione, un´ipotesi:

  • sarà partita ieri

7.7 Il condizionale

7.7.1 Il condizionale semplice

 

 

-are

 

-ere

 

–ire

 

 

amare

 

credere

 

partire

(io)

 

amerei

 

crederei

 

partirei

(tu)

 

ameresti

 

crederesti

 

partiresti

(lui, lei, Lei)

 

amerebbe

 

crederebbe

 

partirebbe

(noi)

 

ameremmo

 

crederemmo

 

partiremmo

(voi)

 

amereste

 

credereste

 

partireste

(loro)

 

amerebbero

 

crederebbero

 

partirebbero


Il condizionale semplice viene usato in italiano per esprimere un desiderio:

  • farei volentieri una passeggiata

Il condizionale semplice si usa anche per domandare q.sa:

  • mi potresti dire che ore sono?

o quando si vuole esprimere un´opinione e farla apparire non troppo decisa:

  • direi che così non mi piace

7.7.2 Il condizionale passato
L´uso del condizionale passato per alcuni parlanti di lingua straniera costituisce un problema.
In italiano si usa il condizionale passato quando un evento o un fatto viene visto come futuro rispetto al tempo di una frase principale messa al passato:

  • la settimana scorsa ha detto che sarebbe venuto alla festa di sabato

frase che può significare:

  • la settimana scorsa ha detto che sarebbe venuto alla festa di sabato (in forma di promessa).

o

  • la settimana scorsa ha detto che sarebbe venuto alla festa di sabato (per esempio, se lo avessero invitato)

Il condizionale passato in italiano non dice cioè nulla sul fatto che l’evento si sia verificato. Sarebbe sbagliato dunque dire

  • *mi ha promesso che gli scriverebbe una lettera

La forma giusta dovrebbe essere:

  •  mi ha promesso che gli avrebbe scritto una lettera

In italiano questa frase può significare che ancora la lettera deve essere scritta o che probilmente è stata scritta. Può significare anche che la lettera non verrà scritta, per esempio perché si è cambiata idea. Si vedano dunque i seguenti esempi:

  • mi ha promesso che gli avrebbe scritto una lettera e infatti l’ha fatto ieri
  • mi ha promesso che gli avrebbe scritto una lettera, ma ancora lo deve fare
  • mi ha promesso che gli avrebbe scritto una lettera, ma purtroppo ci ha ripensato

7.8 L’imperativo

 

 

-are

 

-ere

 

-ire

 

-ire

 

 

parlare

 

prendere

 

partire

 

finire

(tu)

 

parla

 

prendi

 

parti

 

finisci

(Lei)

 

parli

 

prenda

 

parta

 

finisca

(noi)

 

parliamo

 

prendiamo

 

partiamo

 

finiamo

(voi)

 

parlate

 

prendete

 

partite

 

finite

La forma negativa della seconda persona dell’imperativo viene formata dalla particella non e dall’infinito del verbo:

  • non guardare troppo la televisione

7.9 Il congiuntivo

Le forme del presente del congiuntivo sono:

 

 

-are

 

-ere

 

-ire

 

-ire

 

 

amare

 

credere

 

partire

 

preferire

(io)

 

ami

 

creda

 

parta

 

preferisca

(tu)

 

ami

 

creda

 

parta

 

preferisca

(lui, lei, Lei)

 

ami

 

creda

 

parta

 

preferisca

(noi)

 

amiamo

 

crediamo

 

partiamo

 

preferiamo

(voi)

 

amiate

 

crediate

 

partiate

 

preferiate

(loro)

 

amino

 

credano

 

partano

 

preferiscano

L’imperfetto del congiuntivo si coniuga così:

 

 

-are

 

-ere

 

-ire

 

-ire

 

 

amare

 

credere

 

partire

 

preferire

(io)

 

amassi

 

credessi

 

partissi

 

preferissi

(tu)

 

amassi

 

credessi

 

partissi

 

preferissi

(lui, lei, Lei)

 

amasse

 

credesse

 

partisse

 

preferisse

(noi)

 

amassimo

 

credessimo

 

partissimo

 

preferissimo

(voi)

 

amaste

 

credeste

 

partiste

 

preferiste

(loro)

 

amassero

 

credessero

 

partissero

 

preferissero

7.9.1 L’uso del congiuntivo
Non è possibile trattare qui il congiuntivo per intero. Comunque si può dire che:

il congiuntivo viene usato principalmente nel linguaggio scritto o formale piuttosto che nella lingua parlata.
Nella lingua parlata il congiuntivo viene spesso sostituito dall’indicativo.


7.9.1.1. Uso del congiuntivo
Il congiuntivo viene usato in una frase dipendente se la frase principale contiene un verbo che esprime un’opinione, un dubbio, un desiderio. I verbi che frequentemente nella frase dipendente richiedono il congiuntivo, sono:

credere che

ritenere che

desiderare che

sospettareche

dubitare che

sostenere che

pensare che

sperare che

preferire che

temere che

pretendere che

volere che

  • credo che non ci sia più nulla da fare
  • desidero che venga all’appuntamento
  • dubitava che fossimo in grado di risolvere da noi il problema
  • penso che sia ammalato
  • preferisco che tu vada da solo al cinema
  • vorrei che tu non andassi da sola

Il congiuntivo si usa dopo verbi impersonali o dopo espressioni o locuzioni, come:

accadere che

 

occorrere che

bastare che

 

parere che

bisognare che

 

premere che

convenire che

 

succedere che

importare che

 

 
  • accade spesso che lui si dimentichi un apppuntamento
  • basta che tu gli chieda scusa
  • occorre che tu faccia presto

Il congiuntivo viene usato anche:

dopo aggettivi che esprimono anche un desiderio, una possibilità, un sentimento:

essere contento che

 

essere grato che

essere desideroso che

 

essere impaziente che

essere felice che

 

 
  • sono felice che lei abbia finalmente superato l’esame
  • ti sono grato che abbia pensato a me

dopo aggettivi che formano un’espressione impersonale:

è possibile che

 

è utile che

è (im)probabile che

 

è necessario che

è desiderabile che

 

è normale che

è importante che

 

è auspicabile che

è indispensabile che

 

 
  • è indispensabile che voi gli scriviateè desiderabile che voi ne discutiate
  • è desiderabile che voi ne discutiate
  • è probabile che abbia perduto il treno e che quindi abbia deciso di restare a casa
  • è probabile che viene/venga con la sua compagna
  • (non) è possibile che si sia dimenticato del compleanno
  • mi sembra utile che consultiate un dizionario
  • sarebbe utile che andaste a parlare con il sindaco
  • sarebbe necessario che la mamma fosse avvertita
  • sarebbe normale che pagaste voi il conto
  • è auspicabile che finalmente si decida a sposarsi

dopo sostantivi che formano un’espressione impersonale:

essere ora che

 

essere una rogna che non

essere un delitto che non

 

essere uno scandalo che

essere peccato che non

 

 

  • era ora che si decidesse
  • è partito per andare a trovare i suoi, era ora che lo facesse
  • è uno scandalo che questo edificio sia stato tanto trascurato
  • è una rogna che non ci siano soldi sufficienti
  • era una rogna che dovessimo andare fino al centro per comprare del pane

dopo una negazione:

non sapere che
negare che

  • non sapevo che lui fosse all’estero
  • nega che abbia voluto guadagnarci qualcosa


dopo un grado comparativo:

  • è la cosa più difficile che io abbia mai fatto
  • la Cappella Palatina di Palermo è la chiesa più bella che abbia mai vista

N.B. Attenzione, spesso nella lingua parlata nei casi menzionati oggi viene usato l’idicativo:

  • credo che Paolo non viene, è ammalato
  • dubita che sarà in grado di superare l’esame

7.9.1.2. L’uso del congiuntivo è quasi obbligatorio:

dopo alcuni verbi, come:

 

accettare che

impedire che

acconsentire che

lasciare che

ammettere che

opporsi a che

escludere che

preoccuparsi che

esigere che

pretendere che

evitare che

 
  • acconsentì che invitassi anche la suocera
  • escludo che lei sia disposta a scendere a compromessi
  • esigo che tu mi dica tutta la verità
  • si è opposto a che lei partisse da sola
  • si preoccupa che lui stia poco bene
  • pretende che tu gli chieda scusa

Il congiuntivo si usa anche nella lingua parlata. Si usa anche in costruzioni con valore condizionale:

  • se l’avessi saputo ti avrei aiutato
  • se mi chiedesse di lavorare con lei accetterei volentieri

Attenzione, nella lingua parlata in questi casi si usa anche l’indicativo:

  • se lo sapevo ti aiutavo

o quando la frase subordinata precede la principale:

  • che lui sia all’estero l’ho saputo da sua madre
  • che lui si sia pentito lo si vede dal suo comportamento

Il congiuntivo viene usato anche dopo forme del tipo:

prima che

fino a che

anche se

sino a che

finché (non)

senza che

  • bisogna rivedere il testo prima che vada in stampa

7.9.1.3. Uso obbligatorio del congiuntivo:

dopo alcune congiunzioni e costruzioni appartenenti alla lingua scritta e formale:

affinché

 

perché

benché

 

purché

come se

 

qualunque + sostantivo

nonostante

 

quale che

per quanto

 

sebbene

  • gli ho mandato dei soldi affinché possa comprarsi dei vestiti
  • ho comprato una cravatta, benché io ne abbia già tante
  • era come se non l'avesse mai vista prima
  • per quanto si sforzi, non ci riuscirà mai
  • ti dico la verità perché tu possa conoscermi meglio
  • può uscire purché rientri prima di mezzanotte
  • qualunque decisione tu prenda per me va bene
  • è venuto sebbene fosse ammalato

7.10  Il gerundio

Il gerundio si forma nel modo seguente:

-are

  -ere

-ire

amare  

  credere

partire

amando

  credendo

partendo

Con il gerundio:

si esprime una condizione, o si fornisce un’informazione temporale

Per esempio:

  • parlando così, a bassa voce, non riesco a capirti
  • vedendolo mi sono spaventato

7.10.1 Stare + gerundio
Il gerundio viene spesso usato in combinazione con il verbo stare per indicare che si sta compiendo un’azione:

  • sta dormendo
  • stavo parlando con Maria

La forma stare + gerundio in italiano non si può usarla con il passato remoto o il passato prossimo. Questi due tempi passati indicano infatti un’azione compiuta e quindi sarebbero in contraddizione con quello che la forma stare+gerundio invece vuole indicare e, cioè, una situazione o un’azione che non è chiusa o conclusa. La forma *stetti dormendo dunque non è corretta.

7.10.2 Stare per + infinito
Per indicare che si è sul punto di fare q.sa si può ricorrere al costrutto stare per + infinito:

  • Maria sta per partire

7.11 Verbo pronominale

-are
sbagliarsi

(io) mi sbaglio

(tu) ti sbagli

(lui, lei, Lei) si sbaglia

(noi) ci sbagliamo

(voi) vi sbagliate

(loro) si sbagliano

In italiano i verbi pronominali nei tempi composti vengono sempre coniugati con l’ausiliare essere:

  • mia sorella si è svegliata alle otto
  • mia sorella si è sbagliata

7.12 Costruzione con si

7.12.1 L’uso del costrutto con si
In italiano per una costruzione impersonale si ricorre al pronome si. Se non c’è un complemento oggetto si usa la terza persona singolare:

  • si è deciso di prendere delle misure
  • durante l’intervallo del pranzo si va nel parco

Se invece c’è un complemento oggetto allora il verbo si accorda in genere e numero con il complemento oggetto:

  • queste cose non si dicono
  • si vedono spesso insieme
  • si sono risolte numerose questioni

In italiano si ricorre spesso alla costruzione con il si anche là dove spesso in un’altra lingua non si ricorre a una costruzione impersonale, per esempio:

  • si può entrare? (al posto di: posso entrare?)
  • si va al mare oggi? (al posto di: andiamo al mare oggi?)

7.12.2 Il posto della particella si
La forma si ricorre anche in combinazione con i pronomi personali (clitici). In tal caso la forma si rimane vicina al verbo con la funzione di pronome impersonale:

  • glielo si dice domani
  • si deve dirglielo

Se la particella si ha il signifcato di pronome riflessivo, allora precede il pronome personale se quest’ultimo ha la funzione di complemento oggetto:

  • la traduzione può farsela da solo
  • le mani se le è lavate poco fa

Combinazione della forma si con il pronome personale:

mi si

mi si è rotto l’orologio
mi si avverte troppo tardi

ti si

ti si rompe la bici così
ti si è detto che non partiamo?

ci si

ci si è rotta la bici
non ci si può trattare così

vi si

vi si è rotta la lampada
vi si chiedono cose impossibili

gli si

gli si è rotta la macchina
gli si dirà che non ci andiamo

le si

le si è sporcato il vestito

La particella si in combinazione con i pronomi lo, la, li, le si comporta in modo differente: se ha la funzione di pronome (riflessivo) esso precede tali pronomi personali cambiando la vocale finale -i in -e.

Si nella funzione di forma impersonale segue i pronomi personali.

pronome (riflessivo) si

 

     si impersonale

se lo  se lo mangia domani il pollo

 

     lo si   lo si vede spesso con lei

se la  la pasta se l’è mangiata tutta

 

     la si   non la si capisce quando parla

se li   se li compra ogni giorno

 

     li si    li si vede spesso insieme

se le  se le è comprate ieri le scarpe

 

     le si   le si invita per domani

8. LA PREPOSIZIONE

Le preposizioni si possono combinare con l’articolo determinativo

 

il

lo

la

l’

i

gli

le

di

del

dello

della

dell’

dei

degli

delle

a

al

allo

alla

all’

ai

agli

alle

da

dal

dallo

dalla

dall’

dai

dagli

dalle

in

nel

nello

nella

nell’

nei

negli

nelle

su

sul

sullo

sulla

sull’

sui

sugli

sulle

La preposizione a viene usata dinanzi a nomi di città e piccole isole. Tranne che per l’Aia e il Cairo, non si usa l’articolo:

  • sono a Bruxelles
  • vado a Utrecht
  • vado a Capri

In, senza articolo, viene usato per nomi di paesi, regioni e grandi isole:

  • abito in Olanda
  • vivo in Puglia
  • mi trovo in Sicilia

L’articolo determinativo viene usato dinanzi a nome di paese al plurale o dinanzi a un nome composto da più parole o nel caso in cui il nome venga ulteriormente specificato:

  • vado alle isole Eolie
  • sono stato negli Stati Uniti
  • nell’Europa del Nord

 

9. IL SUFFISSO

In italiano alcuni suffissi possono caratterizzare sostantivi e aggettivi dando loro uno speciale significato. Qui di seguito verranno elencati i suffissi più frequenti.

I suffissi -ino/-ina, -etto/-etta, -uccio/-uccia, -ello/-ella fungono da diminutivi. Soprattutto -ino/-ina aggiungono la connotazione di “caro”, “grazioso” .

Quale di questi suffissi devono essere usati dipende dal carattere idiomatico della parola o dell’espressione. Per questi casi non possono essere date regole precise:

  • bacio - bacino - bacetto  
  • amica - amichetta
  • camicia - camicetta
  • casa - casetta
  • ragazzo - ragazzino
  • tesoro - tesoruccio

il suffisso -one ha funzione di accrescitivo:

  • ragazzo - ragazzone

Il suffìsso  -accio ha invece un significato peggiorativo:

  • tempo - tempaccio
  • parola - parolaccia

A volte, il suffisso apporta un significato particolare:

  • romanzo - romanzetto  (indicante: un romanzo di poco valore)
  • libro - libretto (indicante: piccolo libro o libretto)

 

10. TRONCAMENTO DELLE PAROLE

In italiano per il troncamento delle parole vigono regole diverse da quelle vigenti in altre lingue. In genere le sillabe devono finire con vocale:

  • pa·ni·no

Due o tre suoni (cioè: dittonghi e trittonghi) non vengono divisi (come per es. ie, uo o io):

  • pie-tà
  • buo-no
  • mo-zio-ne
  • miei         ma:
  • i-de-a-re

due consonanti uguali vengono separate  (e questo vale anche per la coppia cq):

  • pat-ti-na-re
  • rab-bi-no
  • pos-si-bi-le
  • ac-qua

Una s seguita da una o più consonanti segue quella/e consonante/i:

  • po-sti-no
  • se-que-stro

Se una consonante viene seguita da l o r allora essa rimane vicino alla l o alla r:

  • pu-tre-fa-zio-ne

Se la prima consonante è una l, una m, una n, o una r, seguita da un’altra consonante, allora tale consonante va insieme alla sillaba successiva:

  • pol-tro-na
  • com-ple-an-no
  • quan-do
  • por-ta

Due lettere che insieme formano un suono non vengono mai separate:

  • pa-glia
  • pe-sce
  • ra-gno

 

11. STRUTTURA DELLA FRASE

11.1 Frase affermativa

In italiano in genere il soggetto precede la forma verbale:

  • gli olandesi e i belgi sono simpatici
  • domani la mia amica parte per l’Italia

In alcuni casi e con alcuni verbi ( p.e. arrivare o partire) si verifica l’inversione del soggetto, soprattutto se manca una specificazione temporale.

Questo permette che l’accento poggi su un’altra parte della frase:

  • arriva il treno, ma
  • il treno arriva alle tre

11.2 Frase interrogativa

La frase interrogativa in italiano ha la stessa struttura di quella affermativa. Cambia solo l’intonazione.

A volte, il soggetto può seguire il verbo:

  • la pasta è pronta? / è pronta la pasta?
  • Maria è ammalata? / è ammalata Maria?
  • i tuoi amici sono arrivati? / sono arrivati i tuoi amici?

11.3 Frase negativa

Per rendere negativa una frase, si fa precedere il verbo della frase dalla forma non:

  • la pasta non è pronta
  • gli atleti olandesi non alloggiano qui

Con pronomi indefiniti come niente, nulla , nessuno, o avverbi come neanche e nemmeno si forma una doppia negazione:

  • non ho detto niente
  • non ho visto nessuno
  • non ha nemmeno aspettato

Queste parole vengono usate senza il non se si trovano dinanzi al verbo o se il verbo manca:

  • niente spaventa Mario
  • nessuno parla

Con mai, si forma la negazione se lo si combina con non:

  • non avevo mai visto una cosa simile

Mai può essere usato come esclamazione indicando che il fatto decisamente non si verificherà:

  • mi vuoi sposare? mai!

 

12. PERCHÉ, SICCOME, POICHÉ

Perché può trovarsi all’inizio di una frase interrogativa.

Perché può anche introdurre un argomento o un motivo. In tal caso perché si può usarlo solo se non si trova all’inizio della frase.

All’inizio di frase per indicare un motivo, o per enunciare un argomento, si devono invece usare: poiché o siccome

  • perché non le telefoni?
  • sono convinto che non viene perché è ammalato
  • poiché/siccome è ammalato sono convinto che non viene

Dunque in italiano non è corretto dire:

        *perché è ammalato sono convinto che non viene

 

13. USO DI SE E DI QUANDO

La differenza tra la congiunzione quando e la congiunzione se è molto netta.

Quando viene usata per un’indicazione temporale.

Se introduce invece una condizione. Quindi:

  • la riunione potrà avere inizio solo quando lui sarà qui
  • se lo inviti avremo molti problemi

 

14. I NUMERALI

14.1 Numeri cardinali

1

 

uno

2

 

due

3

 

tre

4

 

quattro

5

 

cinque

6

 

sei

7

 

sette

8

 

otto

9

 

nove

10

 

dieci

11

 

undici

12

 

dodici

13

 

tredici

14

 

quattordici

15

 

quindici

16

 

sedici

17

 

diciassette

18

 

diciotto

19

 

diciannove

20

 

venti

21

 

ventuno

22

 

ventidue

23

 

ventitre

24

 

ventiquattro

25

 

venticinque

26

 

ventisei

27

 

ventisette

28

 

ventotto

29

 

ventinove

30

 

trenta

40

 

quaranta

50

 

cinquanta

60

 

sessanta

70

 

settanta

80

 

ottanta

90

 

novanta

100

 

cento

101

 

centouno

102

 

centodue

200

 

duecento

300

 

trecento

1000

 

mille

2000

 

duemila

1.000.000

 

un milione

1.000.000.000

 

un miliardo

14.2 Numeri ordinali

1 °

 

primo

2 °

 

secondo

3 °

 

terzo

4 °

 

quarto

5 °

 

quinto

6 °

 

sesto

7 °

 

settimo

8 °

 

ottavo

9 °

 

nono

10 °

 

decimo

11 °

 

undicesimo

12 °

 

dodicesimo

13 °

 

tredicesimo

14 °

 

quattordicesimo

15 °

 

quindicesimo

16 °

 

sedicesimo

17 °

 

diciassettesimo

18 °

 

diciottesimo

19 °

 

diciannovesimo

20 °

 

ventesimo

21 °

 

ventunesimo

22 °

 

ventiduesimo

23 °

 

ventitreesimo

24 °

 

ventiquattresimo

25 °

 

venticinquesimo

26 °

 

ventiseiesimo

27 °

 

ventisettesimo

28 °

 

ventottesimo

29 °

 

ventinovesimo

30 °

 

trentesimo

40 °

 

quarantesimo

50 °

 

cinquantesimo

60 °

 

sessantesimo

70 °

 

settantesimo

80 °

 

ottantesimo

90 °

 

novantesimo

100 °

 

centesimo

101 °

 

centunesimo

102 °

 

centoduesimo

200 °

 

duecentesimo

300 °

 

trecentesimo

400 °

 

quattrocentesimo

500 °

 

cinquecentesimo

600 °

 

seicentesimo

700 °

 

settecentesimo

800 °

 

ottocentesimo

900 °

 

novecentesimo

1000 °

 

millesimo

1.000.000 °

 

un milionesimo

15. LA CORRISPONDENZA: INTESTAZIONE E SALUTI IN UNA LETTERA

Si può iniziare una lettera nel modo seguente:  

Informale

 

Caro/Cara, Carissimo/Carissima (amico/amica/Carlo/ecc.)

Cortese

 

Gentilissimo/Gentilissima (Signore/Signora) ...

Formale

 

Egregio/Egregia (Signore/Signora/Dottore/Avvocato/ecc.)

Per alcune professioni:

A un professore

ordinario

 

 

Illustrissimo/Illustrissima (Architetto, Avvocato)

Chiarissimo/Chiarissima (Professore/Professoressa)

A una ditta

 

Spettabile Ditta

 Per chiudere una lettera, in tono:

Affettuoso

 

Un abbraccio

Informale

 

Cari saluti // I più cari saluti

Cortese

 

Cordiali saluti

Leggermente formale

 

Con i migliori saluti // I miei migliori saluti

Formale

 

Distinti saluti
Voglia gradire i miei migliori saluti

Molto formale

 

Con osservanza

 Intestazione di una lettera o indirizzo su una busta:

Cortese

 

Gent.mo Sig. // Gent.ma Sig.ra

Formale

 

Egreg. Sig. // Egreg. Sig.ra

Professore universitario

 

Chiar.mo Prof. // Chiar.ma Prof.ssa

Altre professioni

 

Ill.mo // Ill.ma

Ditta/Azienda

 

Spett.

 
 

 

 
 

 

 
 

 

 
 

 

   

 

 

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